mercoledì 19 maggio 2010

Chi ci guadagna chi no

from Piovono rane

Chi ci guadagna chi no

APTOPIX ITALY BERLUSCONI

Dunque, pare di capire che sia andata così:

Al premier stava sulle palle Santoro e voleva mandarlo via;
Santoro si è rivolto a Lucio Presta, che è l’agente di Bonolis e della Ventura;
Lucio Presta ha strappato per Santoro una buonuscita di una decina di milioni di euro;
AnnoZero chiude per sempre il 10 giugno;
Santoro non farà concorrenza alla Rai per almeno due anni.

Quindi, in tutto questo:

Berlusconi è contento perché elimina dalla Rai una delle pochi voci di opposizione rimaste;
Santoro è contento perché ha sistemato se medesimo e un paio di generazioni a seguire;
Masi e Presta pure festeggiano, e vabbeh.

Noi invece:

abbiamo pagato per conto di Berlusconi i dieci milioni di euro a Santoro in quanto azionisti dell’azienda pubblica Rai;
abbiamo perso la possibilità di vedere una buona trasmissione critica in un quadro informativo sempre più omologato, e che diventerà ancora più censorio con la legge sulle intercettazioni;
non avremo almeno per un paio d’anni nessun’ipotesi della vagheggiata tivù indipendente in stile “Raiperunanotte” perché c’è la clausola di non concorrenza alla Rai.

Buona giornata.

giovedì 13 maggio 2010

Rubano tutti, parola di Cav.

from Piovono rane
Rubano tutti, parola di Cav.
: Il Cavaliere si lamenta del fatto che «rubano tutti, o quasi tutti». Un’uscita da bar, di quelle che quando le dice il mio ortolano penso al solito qualunquismo del cazzo, e invece l’ha detta il presidente del consiglio, o almeno così riporta Galluzzo sul Corriere.

Forse non ci rendiamo conto della gravità di questa affermazione (e suppongo che oggi verrà smentita): dopo 16 anni di cieli azzurri e partiti dell’amore, Silvio pare accorgersi improvvisamente di essere circondato da farabutti.

E adesso cosa gli diciamo a quelli che avevano creduto alla favola delle toghe rosse, dei magistrati malati di mente e della persecuzione giudiziaria?

Toh, non era vero niente. Non ce n’eravamo accorti, ma rubano tutti.

lunedì 10 maggio 2010

«La Mafia è la prima azienda italiana e ora vi spiego come funziona»

«La Mafia è la prima azienda italiana e ora vi spiego come funziona»


Antonio Turri, referente di Libera nel Lazio, interviene all'incontro «Vivere in un paese dove comanda un mafioso», che prende il titolo da una frase di Peppino Impastato.
Turri racconta perché il Governo non ha voluto sciogliere il Comune di Fondi, infiltrato dalla Camorra, e spiega che la Mafia non è più solo al sud ma è attiva nel Lazio, a Roma, nel nord Italia e all'estero.
L'iniziativa ospitata domenica alla Sapienza, in concomitanza con la chiusura del forum contro la Mafia di Cinisi, è stata lanciata da VioleVerso, una rete per il Popolo Viola. Ha partecipato anche Antonio Ingroia.
Domani sull'Unità l'intervento del magistrato e il resoconto dell'incontro.

VIDEO Intervista di Francesca Fornario

domenica 9 maggio 2010

Catania, il Codacons contrario al trasferimento della facoltà di Lingue


Catania, il Codacons contrario al trasferimento della facoltà di Lingue: ""Il trasferimento a Ragusa della facoltà di Lingue dell'università di Catania non giova certo agli studenti né agli insegnanti ma solo a chi vorrebbe la nascita del quarto polo universitario siciliano". Lo afferma il Codacons Sicilia che si dice "contrario al trasferimento" e sollecita "l'intervento del ministro Gelmini" "Ragusa, qualora dovesse formarsi un quarto polo universitario statale potrebbe avere una sua facoltà di Lingue - aggiunge l'associazione di consumatori - ma se dimostrerà di averne tutte le strutture necessarie, e questo al momento non sembra. Non si può pensare di sbarazzarsi di una facoltà universitaria con un'operazione di 'deportazione' di alcune migliaia di studenti". Per questo il Codacons Sicilia chiede "l'intervento del ministro Gelmini per fare chiarezza su quanto sta accadendo e per rassicurare studenti e insegnanti".... segue »"

mercoledì 5 maggio 2010

Tutti dal Duce, paga lo Stato

from Piovono rane

Tutti dal Duce, paga lo Stato:

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Gianluca Di Feo per L’espressonline:

Tutti dal Duce, tanto paga lo Stato. Giuseppe Ciarrapico siede nel parlamento della Repubblica nata dalla sconfitta del fascismo ma non ha mai negato la sua passione per la camicia nera. E questa sua dedizione alla causa mussoliniana emerge anche dall’indagine della magistratura, che lo accusa di avere frodato ventidue milioni di euro: soldi pubblici destinati a sovvenzionare l’editoria e ottenuti mentendo sui conti e sulla reale proprietà del suo impero editoriale.

In un file intitolato “Edizioni Giuseppe Ciarrapico” contenuto in una pen drive sequestrata nel 2007 dalla Guardia di Finanza a una collaboratrice dell’attuale parlamentare Pdl, si scopre il vero uso di un fido da 75 mila chiesto per «un’iniziativa editoriale relativa a un’opera di Gianpaolo Pansa». Pansa è l’autore, tra l’altro, de “Il sangue dei vinti” sulle esecuzioni sommarie commesse da alcuni ex partigiani all’indomani del 25 aprile 1945. Ma Ciarrapico ha liberamente interpretato la questione organizzando con i quattrini dello Stato (il fido sarebbe stato saldato con i contributi per l’editoria) una grande gita collettiva al sepolcro di Benito Mussolini.

In questa contabilità parallela si scrive infatti che con il fido viene pagata una trasferta in autobus a Predappio. Il file riporta due voci: “10.780 euro per pulmann Predappio” e “7.370 Rosati per servizio Predappio”. La seconda spesa dovrebbe indicare un servizio di catering fornito dal bar Rosati di Piazza del Popolo, che secondo le indagini appartiene allo stesso Ciarrapico ed è uno dei più noti della capitale.

Sul Web c’è ancora traccia di una comitiva organizzata il 28 ottobre 1987 dalla associazione Campo della Memoria, «d’accordo con il dottor Giuseppe Ciarrapico, la X Mas e la federazione combattenti Repubblica sociale». Sono le principali organizzazioni di reduci repubblichini, molto care a Ciarrapico: gruppi che non raccolgono soltanto veterani novantenni che scelsero di andare a Salò ma hanno una platea crescente di giovanissimi neofascisti come dimostrano i siti che hanno rilanciato la trasferta a Predappio.

A Predappio si va per un solo motivo: “Rendere omaggio alla tomba di Benito Mussolini”, come spiega l’annuncio della comitiva. La data poi ha un forte valore simbolico: è quella del 65mo anniversario della marcia su Roma, la fine della democrazia. L’avviso rimasto sulla Rete offre un autobus cinquanta posti per i camerati romani. Ma dalla spesa si può dedurre che i fan del Duce partiti grazie alla sovvenzione del “Ciarra” dovevano essere parecchi: almeno tre pulman.

Ai magistrati della procura di Roma tutto questo interessa per dimostrare tutta la falsa contabilità con cui – secondo l’accusa – il parlamentare si sarebbe fatto consegnare 22 milioni di euro di denaro pubblico: fondi destinati ad aiutare l’editoria e finiti indirettamente anche per pagare i picnic in camicia nera. Perchè anche il fido servito a finanziare la spedizione repubblichina poi confluiva in quei bilanci beneficiati dal denaro dei contribuenti italiani.

E in tema di saluti romani nell’ordinanza dei giudici c’è la ricostruzione di un altro episodio diventato celebre: i manifesti fatti stampare da Ciarrapico nell’autunno 2007 contro la svolta antifascista di Gianfranco Fini e affissi in tutte le strade di Roma. Poster che mostravano il leader di An con il braccio teso e la scritta “Fini, una garanzia ideale e politica”. Quando la Digos convoca il responsabile della tipografia per interrogarlo come testimone, Ciarrapico gli telefona e lo invita a tacere. Viene intercettato mentre lo apostrofa: “Tu gli devi dire che non hai motivo di rispondere…Io non devo rendere conto a nessuno…Rendo conto al mio amministratore delegato che è il dottor Giuseppe Ciarrapico”. E dopo l’interrogatorio, il “Ciarra” chiama direttamente la questura per protestare: «Nella mia azienda è stato prelevato un dipendente…». Sostiene che questo era avvenuto senza informare l’autorità giudiziaria «circostanza appresa direttamente dal procuratore capo di Frosinone». Solo sei mesi più tardi Francesco Storace rivelò che i manifesti erano opera di Ciarrapico: «Mi ha telefonato e mi ha detto: Hai visto cosa gli ho fatto…».

Da Il corriere


LE INTERCETTAZIONI

Con la nuova legge neppure una riga

Se la nuova legge fosse già in vigore neanche una riga sulla casa di Scajola continua

martedì 4 maggio 2010

Tutto ormai è "campagna mediatica" o "persecuzione". Le parole trasparenza e vigilanza dell'opinione pubblica saranno prossimamente cancellate dal dizionario tramite apposito decreto. La casta dei politici non può accettare che dei semplici Cittadini si intromettano nei loro giri di collusioni, amicizie e favori. Ecco l'ennesimo esempio, non è Scajola a dover provare vergogna, ma tutte quelle persone che, non facendosi i fatti propri, hanno scatenato la campagna mediatica che ha portato, nonostante la piena fiducia del nostro caro premier, alle sue dimissioni:

fonte Adnkronos

Scajola: lascio per difendermi. Contro di me campagna mediatica

(Adnkronos) (Adnkronos)
ultimo aggiornamento: 04 maggio, ore 12:03
Roma - (Adnkronos/Ign) - Il ministro dello Sviluppo durante la conferenza stampa: "Mi dimetto ma in questi due anni ho lavorato bene". E sottolinea: "Non posso sospettare di stare in una casa pagata da altri".Bersani: "Dimissioni giuste e forte scossone al Pdl" Berlusconi. Scajola ieri:"Ho la coscienza a posto". Saglia: "E' una persona per bene, saprà dare tutte le spiegazioni". Gruppi Pd: "Possibili iniziative parlamentari. Di Pietro: ''Fatti di una gravità inaudita''

lunedì 3 maggio 2010

Messa in memoria di Benito Mussolini. E scoppia la polemica a Riposto


Messa in memoria di Benito Mussolini. E scoppia la polemica a Riposto: ""Un'anima è sempre un'anima, e si prega per tutti, non si può vietare la preghiera per alcuno": così, dalla parrocchia della chiesa di San Giuseppe a Riposto, nel catanese, replicano alle proteste sollevate dal Prc e dall'Anpi sulla messa celebrata ieri "in memoria del fratello Benito", per i 65 anni dalla morte di Mussolini, avvenuta il 28 aprile del 1945. "Non si può accettare la motivazione - affermano dal Prc - che è soltanto la preghiera per un'anima, quando milioni di vittime chiedono ancora giustizia". L'Anpi di Catania si dice "turbata e sorpresa nel costatare che durante la celebrazione della santa messa sia stata ricordata la memoria di colui che fu artefice di gravissimi danni materiali e morali per il popolo italiano". "La nostra Repubblica - aggiungono dall'Anpi - si fonda sui valori democratici e antifascisti sanciti dalla Costituzione e sul sangue dei martiri che immolarono la vita per... segue »"

Il Codacons chiede la chiusura dell'autostrada Catania-Messina: "E' pericolosa"

Il Codacons chiede la chiusura
dell'autostrada Catania-Messina: "E' pericolosa"
: ""Chiudere l'autostrada Catania-Messina" e "azzerare il costo del pedaggio in attesa della sua riqualificazione" visto "l'elevato pericolo per gli automobilisti che percorrono la A18". E' la proposta del Codacons che chiede una "riunione urgente con i vertici di Anas, polizia stradale, Cas ed Ente autostradale, per rivedere insieme la situazione e trovare una soluzione al problema che concili le esigenze di gestori e degli utenti".... segue »"

Mafiosi

Mafiosi: "
Gheddafi: 'La Svizzera è un stato mafioso'. Per il principio dei paesi comunicanti.

via http://gianluigibonanomi.blogspot.com/

domenica 2 maggio 2010

Il grande vuoto su cui punta Scajola

Il grande vuoto su cui punta Scajola: "

Dopo cinque giorni, e dopo l’invito di Berlusconi a difendersi «con il coltello tra i denti», è arrivata l’autodifesa di Claudio Scajola, con questa lunga intervista al Giornale.


L’ho letta due volte, e ne vale la pena. Perché la tesi del ministro è fantastica. In sostanza dice: Io credevo che la casa costasse 610 mila euro. Mai saputo che costasse di più. Se qualcuno ha versato alle venditrici altri 900 mila euro, lo ha fatto senza dirmelo.


In altre parole, lui nel 2004 avrebbe acquistato un appartamento di quasi 200 metri quadri davanti al Colosseo convinto che costasse 610 mila euro: né le proprietarie dell’immobile, né il notaio, né altri gli avrebbero detto il vero prezzo della casa, un milione e mezzo di euro.


Intendiamoci, questa tesi difensiva era l’unica possibile, dopo quello che è emerso nei giorni scorsi, incluse le tracce degli assegni stessi e le testimonianze delle due venditrici. Facendola sua, Scajola tenta di rovesciare il tavolo: ora qualcuno deve dimostrare che io sapevo, è la vostra parola contro la mia.


Tuttavia la spiegazione del ministro è talmente illogica e inverosimile da far sorridere: lui così ignaro del mercato immobiliare a Roma (un ministro economico!) da pensare di poter davvero comprare 200 metri quadri al Colosseo per il prezzo di un trilocale al Fleming; la parte venditrice e il notaio che gli tengono accuratamente nascosta la verità; l’imprenditore Anemone che ci mette 900 mila euro in più senza nemmeno farlo sapere al suo beneficiato (e allora perché glieli avrebbe regalati, se non per acquistare la sua gratitudine o per pagare vecchi debiti?).


In America – ma probabilmente anche in India – una tesi difensiva così ridicola porterebbe alle dimissioni un secondo dopo, a furor di popolo: perché non solo ha preso una valanga di soldi da un imprenditore, ma ha preso pure tutti noi per fessi completi.


Invece Scajola ci ha provato, e probabilmente la farà anche franca. Perché il suo capo gli ha insegnato che da noi non c’è un’opinione pubblica, quindi non ci sarà nessuna reazione o quasi. Lui continuerà a sostenere imperterrito la sua assurda tesi, come se fosse verosimile, e a fare il ministro.


Se ci ha preso per fessi, è perché forse lo siamo.

"

A. Gilioli